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Intervista a Marina Rullo di Biblit: fare rete è un elemento imprescindibile nella vita professionale

handa-per-sfondo2-prova1Buongiorno Marina, e grazie dell’intervista. Ci racconti un po’ di lei e del suo rapporto con la traduzione.

Grazie a voi di questa opportunità. Mi sono laureata in lingue alla Sapienza di Roma, dove ho successivamente frequentato un corso di perfezionamento in teoria e prassi della traduzione letteraria. Sono poi riuscita a pubblicare le opere che avevo tradotto per la tesi di laurea e la tesi del corso di perfezionamento, e da lì ho cominciato a lavorare. Purtroppo, il primo impatto con l’editoria non è stato dei migliori. Questo mi ha spinto a interessarmi alla condizione professionale di chi traduce in diritto d’autore e, alla fine, mi sono ritrovata a occuparmi più di traduttori che di traduzione. Il che, per certi versi, è stato un bene. Di traduzioni ben fatte ce n’erano tante, ma di persone impegnate nella tutela dei traduttori, almeno in quegli anni, ben poche.

Quando è nato Biblit e che cos’è?

Biblit, nella sua doppia articolazione di sito e mailing-list, è uno spazio di confronto dedicato ai traduttori letterari da e verso l’italiano, nato nel 1999. Le prime esperienze negative con l’editoria mi avevano fatto subito capire quanto fosse importante la condivisione per superare i limiti di un settore così individualistico e competitivo e ho approfittato della nascente comunità virtuale (Internet era ancora agli albori in Italia) per offrire ai traduttori la possibilità di confrontarsi sulla professione. E poiché credo nelle sinergie e nella capacità di vedere la situazione da punti di vista diversi, ho scelto sin dall’inizio di non circoscrivere il dialogo ai soli traduttori, ma di aprirlo a tutti gli esponenti dell’editoria interessati al tema. Nel giro di pochi anni, Biblit è diventata un punto di riferimento per centinaia di professionisti, anche grazie alle tante risorse e informazioni messe a disposizione attraverso il sito web.

Quanto è importante per un traduttore fare rete?

Credo sia un elemento imprescindibile nella vita professionale. Non solo per condividere informazioni e risorse e trovare nuove opportunità di lavoro, ma anche per acquisire consapevolezza dei propri diritti e sentirsi parte attiva di una categoria.

Sappiamo che la formazione continua è una parte integrante del lavoro del traduttore. Cosa consiglia a un aspirante traduttore editoriale per iniziare?

Innanzitutto, di sgombrare il campo dall’alone romantico che ancora circonda questa professione. Tradurre può essere un’attività gratificante, ma non c’è nulla di romantico nel firmare un contratto o nel negoziare un compenso o nel passare i fine settimana incollati al computer per rispettare una scadenza ravvicinata. Passato il primo entusiasmo nel vedere il proprio nome sul frontespizio di un libro, resta la realtà del lavoro e bisogna essere disposti, e preparati, ad affrontarla.

La seconda cosa che consiglio è di autovalutare con obiettività il proprio carattere. Per quanto Internet e gli spazi di confronto come Biblit abbiano favorito la nascita di uno spirito di categoria, la traduzione resta un lavoro autonomo, in cui la negoziazione individuale e la capacità di emergere hanno un ruolo chiave. Aspetti ulteriormente accentuati dalla crisi che in questi anni ha colpito l’editoria, portando alla progressiva riduzione del numero di titoli tradotti. Competenza e buona volontà non bastano. Ci vogliono anche grande determinazione e capacità di autopromozione continua.

Quali sono secondo lei le qualità che un traduttore dovrebbe coltivare per svolgere al meglio la sua professione?

L’umiltà di non sentirsi mai “arrivati” e di continuare ad affinare le proprie competenze. La correttezza nei confronti del testo e nei rapporti professionali. La consapevolezza di fare parte di una categoria e di poter contribuire a migliorarne le condizioni insieme ai colleghi.

Si sente di consigliare qualche utile strumento per chi traduce?

Suona un po’ come Cicero pro domo sua, ma, più che uno strumento, mi sentirei di consigliare un intero repertorio di strumenti: il sito di Biblit. Dizionari, software per il lavoro, studi di settore, informazioni legali, articoli… ce n’è per tutti, esordienti e professionisti.

La presenza a fiere ed eventi quale vantaggio può portare a un traduttore alle prime armi?

Personalmente, sconsiglio agli esordienti di vedere nelle fiere l’occasione per fare volantinaggio di CV: gli editori, o gli editor, presenti hanno altro per la mente e quei fogli benintenzionati il più delle volte prendono la strada del cestino. Meglio cogliere l’opportunità per visitare con calma gli stand, farsi un’idea delle diverse linee editoriali e delle tendenze generali del mercato, appuntarsi il nome di chi in casa editrice segue la narrativa straniera, scambiare due parole, approfittare dei laboratori e degli incontri sulla traduzione che ormai vengono offerti in quasi tutte le fiere. Tutte informazioni utili non solo per orientarsi nella professione, ma anche per elaborare una eventuale proposta letteraria da sottoporre agli editori.

E a un traduttore che già lavora da molti anni?

Come ho detto, questa professione richiede aggiornamento e autopromozione continua. Per chi ha già esperienza le fiere sono ottime occasioni per incontrare di persona gli editori e gli editor con cui già si lavora o si vorrebbe lavorare. Gli eventi sulla traduzione, poi, non sono pensati solo per gli esordienti: spesso offrono interessanti opportunità di confronto e crescita professionale anche per chi già lavora nel settore. Infine, tra gli aspetti più belli delle fiere c’è la possibilità di incontrare i colleghi con cui spesso si mantengono contatti solo via Internet.

Ha avviato qualche anno fa il progetto Risguardi. Le va di parlarcene?

Risguardi è un piccolo progetto avviato insieme al collega e amico Vincenzo Barca. Tutti e due abbiamo una lunga esperienza nella valutazione di testi stranieri per le case editrici italiane e abbiamo dentro questa curiosità per le storie originali, ci piace andare a caccia di nuovi talenti letterari, non necessariamente legati ai canali di pubblicazione tradizionali. Così, parlando, è venuta fuori l’idea di segnalare gli autori che ci sembrano più interessanti in un sito dedicato e di promuoverli presso gli editori italiani. Non come un’agenzia letteraria tradizionale: non entriamo nel rapporto tra autore ed editore né prendiamo commissioni sui contratti. Anzi, collaboriamo con diversi agenti letterari. Quello che ci interessa è semplicemente offrire un canale alternativo di scouting letterario, con un occhio particolare alla traduzione, anche se, a dire il vero, negli ultimi tempi siamo stati contattati da diversi autori italiani interessati al progetto.

Nuove idee? Nuovi stimoli?

Di idee ne avrei tante. Parliamo di quelle concretizzate: lo Sportello di orientamento professionale per traduttori letterari da me gestito in collaborazione con la Casa delle Traduzioni di Roma e la Consulta sul Diritto d’Autore, uno spazio di confronto per tutti i professionisti del diritto d’autore, di cui sono stata promotrice, aperto recentemente da SLC-CGIL Sindacato Lavoratori della Comunicazione.

Una risposta su “Intervista a Marina Rullo di Biblit: fare rete è un elemento imprescindibile nella vita professionale”

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